Nascita di un mestiere
Posa porfido professionaleCome è nato il mestiere del posatore di porfido
Il Trentino è terra caratterizzata da una notevole varietà petrografica. Da sempre il sottosuolo trentino ha influenzato l’economia locale, prima con l’attività mineraria, poi con l’attività estrattiva lapidea e infine con l’attività di posa in opera.
Premesso che la pietra è un elemento indispensabile in architettura, va detto che la pietra trentina è da sempre stata impiegata come elemento strutturale, prima per la realizzazione di edifici e per la copertura di tetti, in seguito per la pavimentazione di strade e piazze.
A cominciare da metà ‘900, a fronte del continuo aumento del volume di traffico e della conseguente necessità di pavimentare nuove strade, accanto all’aspetto prettamente funzionale iniziò ad affermarsi una sensibilità per il decoro e l’arredo urbano: in questo contesto le tecniche di posa acquisirono un ruolo fondamentale e divennero elemento distintivo di una professionalità sempre più ricercata.
A fronte del forte sviluppo che interessò l’industria estrattifera trentina tra gli anni Venti e Trenta del Novecento, agli imprenditori del settore lapideo si presentò l’occasione di fornire ai propri committenti, non solo un prodotto di buona fattura, ma anche la posa in opera e l’esecuzione accurata delle operazioni di finitura.
A fronte della crescente richiesta di manodopera specializzata nella posa si configurò la necessità di reperire e formare questo tipo di figura, tanto che molte aziende, numerosi privati ed ex operai colsero l’occasione per avviare un’attività in proprio come”artigiani posatori”.
La nascita del mestiere di posatore si configura in questo contesto sia come diretta conseguenza della crescita del comparto lapideo sia come elemento determinante che ha contribuito in maniera evidente a rendere competitivo il porfido in tutti questi anni.
L’abilità e l’esperienza maturata a partire dalla nascita di questa figura lavorativa ha reso famosi i posatori trentini non solo entro i confini nazionali ma anche nel mondo.
Le cave e le imprese di produzione e lavorazione del porfido devono parte della loro fortuna e longevità sul mercato alle imprese edili ed artigiane esperte nella posa, poiché sono loro che hanno consentito al porfido di ambire ad uno sbocco commerciale di alto profilo.
La crescita di domanda di porfido degli anni ’60-’70 portò i posatori alla volta dell’Italia e dell’Europa al seguito dei camion e dei treni carichi di cubetti, lastrame, piastrelle, binderi, ecc.
Fu in quegli anni che si diffuse la fama dell’abilità dei posatori trentini: accanto ad ogni cantiere la gente si fermava incuriosita ad ammirare la perizia e rapidità con cui quegli uomini, seduti in bilico su uno sgabellino a piolo o inginocchiati al suolo, maneggiavano le singole pietre e davano vita ad una pavimentazione dalle complicate geometrie. Il posatore sceglieva il cubetto dal mucchio, lo soppesava tra le mani, lo rigirava su se stesso e infine lo collocava nel disegno che stava per formare: pietra dopo pietra il posatore dava forma e sostanza alla pavimentazione. Ai suoi piedi si creavano archi contrastanti, ventagli, code di pavone, ecc.
Al giorno d’oggi le tecniche di posa porfido sono rimaste sostanzialmente invariate, come invariato è rimasto lo stupore che coglie i passanti che ammirano le maestranze all’opera.